Faster than Christ
Franco Ariaudo
Il progetto Faster than Christ di Franco Ariaudo si inserisce all’interno della più ampia indagine che l’artista ha condotto su alcuni scenari del “possibile” e sull’influenza che questi possono avere sulla nostra percezione della realtà o su quella che presumiamo essere tale. La prima fase della ricerca è stata avviata nel 2017, quando l’artista ha trascorso un periodo di residenza nell’isola ucraina di Biruchiy, un posto caratterizzato da un paesaggio molto suggestivo, immerso nel mare di Azov, che si dice possa essere attraversato a piedi per quanto sia poco profondo.
A partire da una serie di disegni, manufatti ed azioni nati in rapporto col panorama di questo incantevole luogo, il progetto ha inizialmente preso la forma dell’oggetto-libro, Basilisk or How to run on water che ha esplorato, sotto punti di vista multidisciplinari, la pratica della corsa sull’acqua e le sue potenzialità motivazionali di fronte alle sfide umane e post-umane. Esposto nella project-book dello spazio seminterrato di Colli independent art gallery, insieme a una serie di materiali di studio, questo libro ha dato inizio alla mostra Faster than Christ: un’estensione plastico-scultorea del progetto, che nella sua evoluzione acquisisce ulteriori sensi e significati, spostando l’argomento biblico su altri “domini” di natura socio-antropologica e culturale.
Come risultato della diversificazione delle varie pratiche legate alla “muscolarizzazione”, sempre più palestre con programmi fatti “su misura”, al fine di raggiungere obiettivi diversi, appaiono sul panorama sportivo urbano, generando di conseguenza una nuova pluralità di spazi e ambienti dedicati. In questo senso, la mostra si propone come un ambiente reale quanto immaginario, una messa in scena di un training center per una nuova pratica della corsa sull’acqua, dove i prototipi “tecno-ginnici” fungono da potenziali strumenti che incentivano a sperimentare questa bizzarra attività.
La parte centrale dello spazio a livello strada è occupata dell’installazione PETER Mt14:31, un tapis roulant con dell’acqua che scorre al posto del canonico nastro ammortizzato. Questo lavoro rappresenta l’elemento centrale della mostra che, nell’atto della desacralizzazione della corsa sull’acqua, offre un cambio di prospettiva radicale, spostando il punto di vista dall’utopia al distopico. Accompagnata da una serie di Water Shoes — prototipi di calzature realizzate con i pezzi dei vari attrezzi balneari e non — assemblati secondo una logica DIY (do-it-yourself) giocosa e ironica. Esposti sulle cinque pareti della galleria, in un allestimento sospeso tra il sacrale e il dissacratorio, questi oggetti mirano a fondere sublime con l’estetica sportiva. Sulla stessa linea di pensiero, tra i materiali del piano interrato possiamo trovare l’immagine in serigrafia di Cristo con sovraimpressa la scritta: “Why did you doubt?”. Questa frase, rivolta nel vangelo di Matteo all’apostolo Pietro che, nel tentativo di camminare sull’acqua, aveva dubitato e quindi fallito, diventa qui una sorta di voce filo conduttore della mostra. Ma, a differenza dell’interpretazione teologica, dove suona quasi come un rimprovero, acquisisce nell’opera un potere propositivo differente, da claim motivazionale, invitandoci a continuare a provare e riprovare, nonostante gli svariati tentativi (falliti). Ancora e ancora, finché non si riesce. Perché, alla fine, è una questione di allenamento, oltre che di fede.
Di fronte alle numerose trasformazioni sociali e tecnologiche, il progetto di Franco Ariaudo mette al centro il tema dell’audace e della necessità di osare, come elemento fondamentale delle sfide che ci troviamo ad affrontare, possibili e non. Un’idea apparentemente romantica della fede e della speranza, convive qui con una visione pratica della realtà, riflettendo sulle contraddizioni della società capitalista: il naturale e l’artificiale, il materiale e lo spirituale, il pragmatico e l’utopico. A partire da un cambio di prospettiva radicale che crea le basi per una discussione più ampia sulla sfida di trasformare tutto ciò che sembra impossibile in qualcosa di quantomeno plausibile, semplicemente spostando il punto di vista, il progetto di Ariaudo ne destabilizza la nozione stessa e i confini percettivi, come forma di indagine (e anche di resistenza) nei confronti della realtà. Michelangelo diceva che “il più grande pericolo per molti di noi non sta nel fatto che i nostri obiettivi siano troppo elevati, e quindi non riusciamo a raggiungerli, ma nel fatto che siano troppo bassi e che li si raggiunga”. Forse, è giunto il momento di alzare l’asticella?
La mostra Faster than Christ è accompagnata dal libro d’artista Basilisk or How to run on water, edito dalla COLLI publishing platform con Viaindustriae publishing con il progetto grafico di Friends Make Books. Il carattere tipografico presente nelle opere in mostra è Sporty, di Alessio D’Ellena.